RIVISTA DI PSICOLOGIA

[editoriale del primo numero, 1905]

«E diffìcile non rilevare una curiosa irrequietudine nell’atmosfera fìlosofica odierna, un certo rilassamento nel rispetto degli antichi confini, un attenuarsi delle opposizioni, mutue concessioni per parte di sistemi un tempo definiti, ed un interesse vivace per tutte le nuove ipotesi, per quanto mal definite ed incerte, quasi che l’unica cosa sicura fosse ormai l’insufficienza delle varie interpretazioni che oggi reggono il campo».

Queste parole con le quali William James comincia il suo più recente lavoro1, descrivono così bene quanto avviene oggi nei domini della psicologia anche in Italia, che si comprende senz’altro l’opportunità di una Rivista di psicologia, la quale si proponga di coordinare il lavoro dei singoli, ponendolo a confronto coll’esperienza di quanti lavorano e studiano animati da uno stesso ideale.

Il titolo di questa rivista limita l’ordine degli studi pei quali essa è organizzata; ma, almeno finché è sola in Italia, essa resta aperta a tutti coloro che, avendo qualche cosa di interessante o di nuovo da dire, lo hanno così chiaro nella loro mente da poterlo esprimere brevemente.

Il fatto che studi e lavori importanti per la psicologia si trovano in giornali e riviste che non leggono che pochi specialisti; il fatto che menti sagacissime, come per esempio il Brofferio2 (per non citare che un morto), hanno sparso il frutto della loro saggezza in edizioni quasi clandestine; che altri psicologi trovano fuori d’Italia ospitalità più larga che fra noi, permettono di credere che una rivista che sorga senza preconcetti e senza pregiudizi possa avere qualche fortuna.

Questa non si propone infatti altro scopo che di offrire soprattutto ai giovani modo e campo di esporre le loro ipotesi, i piani e i risultati dei loro studi, e di conoscere le idee degli altri sugli argomenti che essi stessi coltivano. E probabilmente soltanto a questo modo che si può favorire lo sviluppo della psicologia. Ed è appunto per rispettare le leggi misteriose di questo sviluppo, è appunto in favore di questi collaboratori in parte ancora ignoti, che la rivista si priva dell’onore di fregiarsi dei nomi di tanti Maestri che, approvando una simile pubblicazione, avrebbero probabilmente accettato di esserle padrini. I nomi, quanto più illustri sono, tanto più nettamente indicano una tendenza; e dalle tendenze troppo facile è il passo per arrivare alle esclusioni, ciò che non può convenire ad una rivista osservante dell’empiricismo più radicale.

Ma oltre a questo fine generale la rivista ne ha uno pratico, non meno importante; quello di indagare le possibilità di applicare alla vita i principi della scienza pura, ed a questo provvedono le numerose rassegne che essa pubblicherà in ogni suo fascicolo. Queste rassegne (quando l’articolo o il libro lo meritino), saranno fatte in modo che chi vi ha interesse possa trovarvi tutti gli elementi positivi di fatto e di studio che l’originale contiene.

Una rubrica speciale, inoltre, terrà i lettori al corrente del movimento del pensiero psicologico moderno nei campi della pedagogia e della psicopatologia, riproducendo i sommari delle riviste speciali e i titoli degli articoli di argomenti affini, che vedessero la luce in giornali ad indirizzo diverso.

Infine un certo numero di pagine sarà riservato alla storia dei progressi che la pedagogia fa ogni giorno nel senso seriamente positivo. E questo un argomento così importante per la vita e per il benessere intellettuale e morale delle generazioni che sorgono, che merita ogni attenzione degli specialisti come dei sociologi, per cui non sarà eccessiva ogni cura che a questa parte si dia.

Questo il programma: l’esperienza soltanto ne dimostrerà la bontà eventuale o le modificazioni necessarie.

1 A World of pure experience, “Journal of philosophy, psychology and scientifìc methods”, vol.I, nn. 20 e 21, settembre e ottobre 1904.

Le pp. 52-76 del saggio sono poi state ristampate in The Meaning of Truth. A Seoel to “Prag-matism”, New York, Longmans, Gren e Co., 1909, pp. 102-120, e poi in Essays in Radical Empi-ricism, New York, Longmans, Green e Co., 1912, a cura e con prefazione di R. B. Perry. Di que-st’ultimo volume esistono due edizioni italiane: Saggi sull’empirismo radicale, a cura di Emanuele Riverso, Radar, Radar, 1970, pp. 230, e quella a cura di Nino Dazzi, Laterza, Bari 1971, pp. 166. (Il saggio costituisce il secondo capitolo dell’opera).

2 Angelo Brofferio (Minisio, Canton Ticino 1848 – Milano 1894). La sua prima opera, La specie dell’esperienza, fu premiata dalla R. Accademia dei Lincei e pubblicata nel 1884 (Dumolard, Milano, pp. XI-429). Nel 1899 Vallati scriveva su tale opera: “Non mi sembra essere stata abbastanza apprezzata dal pubblico italiano”. Altre opere di Brofferio: Per lo spiritismo (1892), La filosofia delle Upanishads (1911). Il suo Manuale di psicologia (1889) ha avuto nove edizioni fino al 1911.